©2025 Mulino Borgo Santo

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STORIA

La storia del Molino Borgo Santo è legata all’acqua, al lavoro e alla vita quotidiana di un’intera comunità. Nel corso dei decenni, il sito ha intrecciato vicende reali e tradizioni popolari, diventando un riferimento familiare e sociale per gli abitanti di Strangolagalli. Una memoria condivisa che oggi torna a emergere attraverso il suo recupero.

Il Molino Borgo Santo sorge in un’area ricca di acqua e di tradizioni, alle porte di Strangolagalli, in località Borgo Santo (in dialetto Bruu Sant). Le sue origini risalgono all’Ottocento, quando lo sfruttamento del torrente Rio Argento rese possibile la nascita di un mulino capace di sostenere la vita economica e sociale della comunità locale.

 

Nonostante alcune fonti indichino un’origine precedente, è nei primi decenni dell’Ottocento che i fratelli Vincenzo e Niccola Tamburrini avviano le pratiche presso la Santa Sede per costruire un mulino a grano sul fiume Liri, con l’obiettivo di garantire autonomia produttiva al paese, ridurre le difficoltà legate agli spostamenti e offrire un’opportunità di lavoro per le fasce più fragili della popolazione. Dopo anni di opposizioni e ricorsi — dovuti anche alle privative sui mulini dell’epoca — il permesso viene finalmente concesso nel 1839.

 

Il mulino, alimentato dall’acqua incanalata nella gora, divenne un punto di riferimento non solo economico, ma anche umano e comunitario. Qui, le famiglie portavano il grano da macinare, un’attività che spesso si trasformava in un momento di socialità. Accanto al mulino sorgeva un piccolo forno messo a disposizione di tutti: il pane e i dolci venivano cotti al mattino presto, mentre grandi e piccoli trascorrevano le giornate sul lago vicino, tra racconti, risate e vita condivisa.

 

La memoria collettiva conserva anche la leggenda legata al mulino più antico. Si racconta che in un 26 luglio di inizio Novecento — giorno dedicato a Sant’Anna, durante il quale si era soliti sospendere ogni lavoro — alcuni agricoltori decisero di proseguire le attività di macinazione. La disobbedienza, secondo la tradizione, provocò un evento improvviso: il mulino sprofondò nelle acque, dando origine a un secondo laghetto, il cui fondo custodisce ancora oggi i resti della struttura.


Un monito tramandato nel tempo, simbolo del legame profondo tra il lavoro, il sacro e la natura.

La storia del Molino Borgo Santo è dunque intrecciata a quella della comunità di Strangolagalli: un luogo di fatica e incontro, di memoria e tradizioni, oggi al centro di un progetto di recupero che vuole restituirlo alla sua funzione culturale e sociale originaria.

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